Vivere su Marte: secondo una nuova ricerca un giorno sarà possibile grazie all’aerogel, un materiale in grado di riprodurre l’effetto serra e isolare alcune zone marziane rendendole abitabili

Trasformare il pianeta rosso in un ambiente abitabile. È una delle sfide della moderna corsa allo spazio, che punta a un ritorno sulla Luna in vista della futura conquista umana di Marte entro il 2030. Gli scienziati però sanno che le condizioni marziane sono estreme, con temperature che possono giungere fino -120° C.

Adesso un nuovo studio internazionale condotto dall’Università di Harvard, dal Jet Propulsion laboratory della Nasa e all’Università di Edimburgo e pubblicato su Nature Astronomy propone un approccio innovativo: invece di rendere abitabile l’intero pianeta, l’idea dei ricercatori è concentrarsi su singole zone. Grazie all’aiuto di un ingrediente insolito, l’aerogel. Un gel gassoso, come suggerisce la parola. Il suo aspetto è in realtà più simile a una schiuma solida, che spesso per la sua trasparenza viene chiamata “fumo ghiacciato”.

Dagli anni ’90 l’aerogel ha diverse applicazioni commerciali, ad esempio per l’isolamento termico delle finestre. Ed è esattamente la proprietà di isolare ciò che renderebbe questo materiale adatto a risolvere il problema dell’abitabilità marziana. Attraverso una serie di modelli ed esperimenti, gli scienziati hanno dimostrato che uno scudo di 2 o 3 centimetri di aerogel sarebbe in grado di trasmettere abbastanza luce visibile da attivare processi di fotosintesi, bloccare le radiazioni dannose e innalzare la temperatura dell’ambiente isolato.  Un fenomeno molto simile all’effetto serra sul nostro pianeta, che però su Marte potrebbe aiutare lo sviluppo di forme di vita, rendendo così il mondo rosso abitabile.

Riprodurre sulla superficie marziana fenomeni terrestri è un’idea abbastanza antica. Il primo ad averla al di fuori del mondo della fantascienza è stato l’astronomo Carl Sagan, che in un articolo del 1971 parlava della cosiddetta “terraformazione marziana”. Una delle sue proposte era vaporizzare i ghiacci marziani, in modo da creare un’atmosfera che innalzasse le temperature e aumentasse la probabilità che si formasse acqua liquida sulla superficie di Marte.

In principio, le strutture marziane di aerogel potrebbero riprodurre un fenomeno simile, su scala più piccola e con sforzi tecnologici ed economici decisamente più contenuti.

“L’approccio regionale per rendere Marte abitabile - spiega infatti Robin Wordsworth di Harvard, prima firma dello studio - è molto più alla nostra portata rispetto a eventuali modifiche atmosferiche globali. È qualcosa che può essere sviluppato e testato sistematicamente, a partire dai materiali che già abbiamo.”

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