LAGEOS-2 (LAser GEOdynamics Satellite-2) è una missione congiunta dell’Agenzia Spaziale Italiana e della NASA, che ha preso il via nel 1992 e costituisce il prosieguo di LAGEOS-1, missione solo NASA lanciata il 4 maggio del 1976. La tecnologia sottesa ai due satelliti ha permesso di misurare il movimento delle placche tettoniche della Terra, le irregolarità nella rotazione del pianeta e ha monitorato piccoli spostamenti nel suo centro di massa.
LAGEOS-1 si presenta come una sfera (60 centimetri di diametro), ricoperta da 426 prismi riflettenti e pesante 406 chilogrammi. È un satellite passivo (ovvero senza sensori a bordo né parti in movimento) e permette la riflessione di un qualsiasi raggio incidente verso la stessa direzione di provenienza; la sfera viaggia a 5.860 chilometri di distanza dalla Terra, in un’orbita circolare stabile. A questa altitudine il satellite risente poco della resistenza atmosferica e può essere seguito da stazioni di terra situate in diversi continenti.
Con la tecnica del laser ranging utilizzata da LAGEOS-1, è possibile misurarne la posizione e l’altitudine attraverso le stazioni di terra. Queste strutture inviano degli impulsi laser contro il satellite e attraverso la misura del tempo impiegato dagli impulsi luminosi a tornare a terra si può determinare la distanza tra il manufatto e la postazione; eseguendo queste misure con più stazioni a terra e utilizzando la triangolazione si può stabilire la posizione e l'orbita del satellite.
LAGEOS-2 si basa sui medesimi principi ed ha un look uguale al suo predecessore, salvo una lieve differenza di peso (405 chilogrammi). È stato lanciato il 22 ottobre 1992 con la missione STS-52 della NASA (Shuttle Columbia) ed è stato collocato a 5.620 chilometri di distanza dalla Terra, anch'esso in un’orbita circolare ma con una differente inclinazione (52,64° rispetto ai 109,84° di LAGEOS-1). L’orbita di LAGEOS-2 è stata scelta per migliorare alcune prestazioni rispetto al precedente satellite, come avere una più vantaggiosa copertura delle aree caratterizzate da una maggiore sismicità, ad esempio il bacino del Mediterraneo e la California.
Le informazioni raccolte dai due satelliti sono state utilizzate anche per verificare la teoria di Einstein sulla distorsione spazio-temporale indotta da una massa in rotazione, con una precisione del 10%, ovvero il cosiddetto effetto Lense-Thirring.