Marta Del Bianco, biologa vegetale dell’Agenzia Spaziale Italiana, partecipa alla Conferenza Annuale della Society for Experimental Biology  per presentare il progetto collaborativo Moon-Rice

10 Luglio 2025

Alla Conferenza Annuale della Society for Experimental Biology ad Anversa, in Belgio, dall'8 all'11 luglio 2025 si parla anche di futuro dell’esplorazione spaziale.

Abitare lo spazio dipendera anche dalla nostra capacità di coltivare cibo fresco lontano dalla Terra. L'esplorazione spaziale si basa ancora oggi sulle scorte di cibo provenienti dalla Terra, ma si tratta di pasti precotti o disidratati che non contengono ingredienti freschi. Per contrastare gli effetti negativi che l'ambiente spaziale può avere sulla salute umana, tuttavia, è importante disporre di una fonte affidabile di cibo ricco di vitamine, antiossidanti e fibre.

Il nuovo e rivoluzionario progetto collaborativo Moon-Rice dell’Agenzia Spaziale Italiana utilizza la biotecnologie all'avanguardia per creare una varietà di riso ideale per il futuro, che possa essere coltivata nei futuri avamposti nello spazio profondo, così come in ambienti estremi sulla Terra.

Moon-Rice mira a sviluppare la varietà perfetta per sostenere la vita nello spazio durante missioni di lunga durata, come l'occupazione di basi permanenti sulla Luna o su Marte. "Vivere nello spazio significa innanzitutto riciclare le risorse e vivere in modo sostenibile", afferma Marta Del Bianco, biologa vegetale dell'Agenzia Spaziale Italiana. "Stiamo cercando di risolvere gli stessi problemi che affrontiamo qui sulla Terra".

“Si tratta di affrontare una delle principali sfide che è rappresentata dalle attuali dimensioni delle varietà sulla Terra”, afferma Del Bianco. Persino molte varietà nane di riso sono ancora troppo grandi per essere coltivate in modo affidabile nello spazio. "Ciò di cui abbiamo bisogno è una varietà super-nana, ma questo comporta delle sfide", afferma. "Le varietà nane spesso derivano dalla manipolazione di un ormone vegetale chiamato gibberellina, che può ridurre l'altezza della pianta, ma questo crea anche problemi per la germinazione dei semi. Non sono una linea ideale, perché nello spazio non è necessario essere soltanto piccoli, ma anche produttivi".

Il progetto Moon-Rice non è un'iniziativa isolata dell'Agenzia Spaziale Italiana e prevede la collaborazione di tre università italiane. "L'Università degli Studi di Milano ha una solida esperienza nella genetica del riso, l'Università di Roma 'Sapienza' è specializzata nella manipolazione della fisiologia delle piante e l'Università di Napoli 'Federico II' ha una straordinaria tradizione nella produzione di colture spaziali", specifica la Dott.ssa Del Bianco, "Abbiamo iniziato questo progetto quadriennale nove mesi fa, quindi è ancora in fase di sviluppo, ma i risultati preliminari che abbiamo ora sono davvero promettenti".

"I ricercatori dell'Università degli Studi di Milano stanno isolando linee di riso mutanti che possono raggiungere un'altezza di soli 10 cm, quindi sono davvero minuscole e questo è un ottimo punto di partenza. Allo stesso tempo, Roma ha identificato geni in grado di alterare l'architettura della pianta per massimizzare la produzione e l'efficienza di crescita". Inoltre, poiché la produzione di carne sarà troppo inefficiente per habitat spaziali con risorse e spazio limitati, la Del Bianco e il suo team stanno valutando la possibilità di arricchire il contenuto proteico del riso aumentando il rapporto tra l’embrione, ricco di proteine, ​​e amido.

Compito del personale di riecrca ASI Parte è lo studio di come le piante di riso affronteranno la microgravità: "Simuliamo la microgravità sulla Terra ruotando continuamente la pianta in modo che venga stimolata in modo uniforme in tutte le direzioni dalla gravità. Ogni lato della pianta viene attivato continuamente e non sa dove si trovi l'alto e il basso", afferma Del Bianco. "È il meglio che possiamo fare sulla Terra perché, sfortunatamente, condurre esperimenti in condizioni di microgravità reale, cioè nello spazio, è complesso e costoso".

Non solo il cibo fresco può essere più nutriente dei pasti spaziali precotti e confezionati, ma ha anche significativi benefici psicologici. "Osservare e guidare le piante nella crescita fa bene agli esseri umani e, mentre il cibo precotto o pastoso può andare bene per un breve periodo di tempo, potrebbe diventare un problema per le missioni di lunga durata", afferma la Dott. Del Bianco. L'esplorazione spaziale è un lavoro molto impegnativo, che richiede agli astronauti di essere in condizioni fisiche e psicologiche ottimali. "Se riusciamo a creare un ambiente che nutra fisicamente e mentalmente gli astronauti, si ridurrà lo stress e si abbasseranno le probabilità che le persone commettano errori. Nello spazio, il caso migliore di un errore è uno spreco di denaro e il caso peggiore è la perdita di vite umane", afferma la Dott. Del Bianco.

 

Il progetto Moon-Rice non è solo vantaggioso per gli esploratori spaziali, ma avrà utili applicazioni anche per la coltivazione di piante in ambienti controllati sulla Terra. "Se si riuscisse a sviluppare una varietà robusta per lo spazio, potrebbe essere utilizzata ai poli artico e antartico, nei deserti, o in luoghi con poco spazio disponibile", conclude la Del Bianco.

 

 

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