Le persone hanno una conoscenza implicita di come funziona il mondo fin dall'infanzia, il che consente loro di interagire in modo appropriato con l'ambiente. In particolare, la gravità viene rilevata con precisione sulla base di un modello interno dei suoi effetti. Studi precedenti hanno dimostrato che durante il volo spaziale le risposte motorie degli astronauti sono sintonizzate sull'accelerazione gravitazionale. Nello specifico gli astronauti, dovendo afferrare una pallina proiettata "verso il basso" dal soffitto, contraevano i muscoli del braccio troppo presto, anticipando effetti gravitazionali inesistenti.
Ora nel nuovo studio pubblicato su NPJ Microgravity, è stato chiesto agli astronauti di lanciare una palla immaginaria verso il soffitto e di catturarla al rimbalzo. Dovevano immaginare che la palla si muovesse sotto gli effetti della gravità terrestre o in assenza di gravità. Sorprendentemente, la ricerca ha dimostrato che gli astronauti erano in grado di riprodurre implicitamente le condizioni zero-g già a terra, ma le loro prestazioni sono migliorate nel corso della missione, evidenziando una dissociazione tra il sistema di controllo motorio e quello cognitivo. Il primo guida le risposte automatiche sintonizzate sulla gravità terrestre e l'anticipazione della gravità persiste anche in volo.
Il secondo invece permette di immaginare movimenti zero-g anche a terra ed è dotato di una conoscenza implicita più generale delle leggi di Newton. L’immaginazione mentale può quindi svolgere un ruolo importante nell'addestrare le persone ad affrontare le condizioni uniche delle missioni spaziali, rappresentando anche una potenziale contromisura per le disfunzioni sensomotorie e cognitive dovute al volo nello spazio. Inoltre i protocolli di immaginazione mentale offrono benefici anche sulla Terra, dato che i pazienti con lesioni cerebrali sperimentano molti degli stessi problemi degli astronauti.
Riferimenti
Gravano S, Lacquaniti F, Zago M. Mental imagery of object motion in weightlessness. NPJ Microgravity. 2021 Dec 3;7(1):50. doi: 10.1038/s41526-021-00179-z.
Myrka Zago, PhD, Professore ordinario di Fisiologia, Docente del Corso di Fisiologia Spaziale, Direttore del Centro di Biomedicina Spaziale della Università di Roma Tor Vergata, Direttore del Laboratorio di Fisiologia Gravitazionale dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma