Il 27 marzo scorso la missione ESA Gaia, dopo circa 11 anni di attività, è stata ufficialmente spenta con l’invio del comando che ha disattivato i suoi sottosistemi e che l’ha fatta spostare in un’orbita di parcheggio intorno al Sole. Questa missione ha permesso di superare ampiamente gli obiettivi prefissati all’inizio: lanciata per mappare un miliardo di stelle, il suo archivio dati attuale comprende quasi il doppio delle stelle. L’ESA, per celebrare questi successi, e per dare credito a chi ne ha permesso il raggiungimento, insieme ai comandi per la sua disattivazione, ha anche inviato il comando per scrivere nella memoria del suo computer di bordo i nomi di tutte le persone che hanno preso parte ufficialmente alla collaborazione.
Tuttavia, la passivazione di Gaia non segna la fine del progetto ma solo la fine delle osservazioni, avvenuta il 16 gennaio 2025. L'enorme mole di dati raccolti non è ancora stata completamente messa a disposizione. Dopo i primi cataloghi, pubblicati rispettivamente il 14 settembre 2016 (Gaia Data Release 1), 25 aprile 2018 (Gaia DR2), 3 dicembre 2020 (Gaia Early DR3), 13 giugno 2022 (Gaia DR3), si prevede perciò la pubblicazione della Gaia Data Release 4 per la fine del 2026. Gaia DR4 sarà basata sui primi 5 anni e mezzo di osservazione; il catalogo finale, la Gaia Data Release 5, raccoglierà invece i risultati ottenuti analizzando i dati dell'intera missione e dovrebbe essere pubblicato non prima del 2030.
“Grazie all’importante contributo italiano alla missione Gaia - ha dichiarato Cristina Leto, project manager di Gaia per ASI - fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica ed in particolare, grazie alla professionalità e al lavoro degli scienziati italiani che partecipano al Gaia DPAC (Data Processing and Analysis Consortium), al Data processing center italiano (DPCT) presso il Centro ALTEC di Torino (uno dei 6 DPCs di Gaia) e allo Space Science Data Center (SSDC in ASI), che processano e distribuiscono i dati della missione, anche se il lavoro del satellite è terminato Gaia non finisce qui! Le prossime release di dati scientifici contribuiranno nei prossimi anni a migliorare la conoscenza della nostra galassia e non solo con una precisione mai vista prima.”
"SSDC è uno dei partner data center di ESA per la distribuzione dei dati di Gaia ed è responsabile del calcolo del cross-match ufficiale di Gaia con le grandi survey ottiche e infrarosse da terra e dallo spazio - dice Giuseppe Altavilla, tecnologo INAF presso SSDC - attraverso il servizio GaiaPortal saranno perciò accessibili anche i dati delle future Gaia Data Releases, la prossima prevista per la fine del 2026."
Anche se le osservazioni sono finite e tanto lavoro è stato già fatto, il programma quindi è ancora lontano dalla sua fine definitiva. E se Gaia ha già rivoluzionato praticamente tutti i campi dell'astronomia, le sorprese non sono sicuramente ancora finite. Il satellite Gaia continuerà il suo viaggio nello spazio portando con sé i nomi ed i messaggi degli scienziati, degli ingegneri, e di tutti i membri della collaborazione Gaia che sono stati scritti indelebilmente nelle sue memorie di bordo prima dello spegnimento, come una bottiglia nell'oceano dello spazio.
Attualmente Gaia è stato spostato su un un'orbita eliocentrica, lontana dal punto Lagrangiano L2 da cui osservava, ad 1.5 milioni di km dalla Terra (e intorno al quale si muovono altri satelliti, per esempio il telescopio spaziale JWST), e al sicuro da incontri ravvicinati con il sistema Terra - Luna nel prossimo futuro. Seguendo questa sua nuova orbita intorno al Sole, Gaia si riavvicinerà alla Terra ogni 14 anni, ma restando sempre a distanza di sicurezza (~10 milioni di km).
Una ulteriore curiosità riguarda il fatto che dato che Gaia era stata progettato per riattivarsi in caso di spegnimenti accidentali, il software di bordo è stato intenzionalmente corrotto per evitare riaccensioni inaspettate.
Crediti foto: ESA

I nomi dei collaboratori della missione Gaia inseriti nel computer di bordo