La campagna, ideata dalla Commissaria Europea Mariya Gabriel nel 2018, e rilanciata in Italia da Rai Radio 1, mira a  valorizzare il contributo delle donne allo sviluppo civile, economico e culturale del  Paese

06 Marzo 2021

Valorizzare il contributo che le donne, con il loro talento e la loro capacità, possono dare allo sviluppo civile, economico e culturale del nostro Paese. Questa è l’esigenza che il progetto “NO WOMEN NO PANEL – SENZA DONNE NON SE NE PARLA”, ideato dalla Commissaria Europea Mariya Gabriel e rilanciato in Italia da Rai Radio 1, chiede a tutte le sedi istituzionali, pubbliche, private, e al mondo scientifico e mediatico. La campagna europea, da oggi patrocinata con entusiasmo anche dall’Agenzia Spaziale Italiana, a partire dal suo vertice, il presidente, Giorgio Saccoccia e il direttore generale reggente, Fabrizio Tosone, mira ad avere una presenza equilibrata di generi in tutte le discussioni pubbliche. L’obiettivo è quello di inserire in maniera quanto più possibile paritaria nei convegni, nelle conferenze, nelle commissioni, nei dibattiti radiotelevisivi, sui giornali le presenze femminili e maschili. 

“Convegni, commissioni, comitati, conferenze, dibattiti dove solo uomini siano invitati a parlare, dove solo un genere sia rappresentato sono un assurdo, un’esclusione d’altri tempi, una privazione per la società. –  riporta il Manifesto del progetto - Una cattiva e fuorviante rappresentazione del reale. Aprite gli occhi: le donne ci sono, in qualsiasi settore, su qualsiasi tema. Gli esperti non sono più solo uomini anche se, a parità di ruolo, continuano a guadagnare di più e anche questo è un triste gap da superare. Un panel con rappresentanti solo maschili è la fotografia di un piccolo mondo antico, di un dibattito monco, inutile, dannoso.  Eppure, sono ancora tanti i panel organizzati così, con uno squilibrio di genere che sa di rimozione. Ma sono anche sempre di più gli uomini che dicono no e declinano l’invito. È il momento di insistere.  I diritti delle donne sono diritti di tutti. Il salto culturale è necessario per sradicare modelli e stereotipi che sono alla base anche della violenza di genere. Pluralismo è anche questo”. E non va ricordato solo in occasione dell’8 marzo.

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