L’edizione 2021 dell’Asteroid Day arriva in un momento importante per la cittadinanza europea e il suo rapporto con il cosmo

30 Giugno 2021

L’Asteroid Day ricorre ogni 30 giugno, data in cui si celebra l'evento di Tunguska, quando nel 1908 nel cielo siberiano si disintegrò un corpo celeste di probabile natura asteroidale devastando la regione sottostante.

Nata nel 2014 come campagna di sensibilizzazione globale, l’iniziativa dell’Asteroid Day prende avvio con la 100X Declaration, sottoscritta da scienziati, artisti e cittadini per chiedere di accelerare fino a cento volte il tasso di scoperta e tracciamento degli asteroidi vicini alla Terra di dimensioni maggiori di 70 metri. L’obiettivo posto era quello di arrivare a 100.000 asteroidi all'anno nei dieci anni successivi e aumentare così le nostre capacità di previsione e risposta a un potenziale disastro naturale.

«Nonostante lo scorso anno si sia battuto ogni record, con un tasso di scoperta di poco inferiore ai 3000 oggetti, siamo ancora lontani da quell’ambizioso obiettivo. – dice Ettore Perozzi, dell'Unità Indirizzo Strategico dell’Agenzia Spaziale Italiana – Ma ci sono buone speranze per il futuro, con l’entrata in funzione di una nuova classe di telescopi come il Vera Rubin Observatory americano e il Flyeye europeo.»

L’edizione 2021 dell’Asteroid Day arriva in un momento importante per la cittadinanza europea e il suo rapporto con il cosmo: dopo l’ufficializzazione dell’EUSPA come l’Agenzia dell’Unione Europea per il programma spaziale, a metà giugno è stato firmato un importante accordo che salda e definisce le relazioni tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Unione Europea, per il tramite della nuova EUSPA. Una collaborazione particolarmente significativa, vista l’apparizione nei programmi dell’Unione Europea della voce SSA – acronimo di Space Situational Awareness – che si prefigge la protezione dei cittadini e delle infrastrutture dai rischi provenienti dallo spazio.  I NEO (Near-Earth Objects), ossia la popolazione di asteroidi e comete che si trovano in vicinanza del nostro pianeta e che quindi possono potenzialmente impattare la Terra, rappresentano una componente significativa del programma SSA. L’accordo tra ESA e UE prevede di sostenere e integrare le iniziative ESA già in essere dedicate sia al rischio asteroidale che a quello dovuto all’attività solare con un finanziamento di 9,5 milioni di euro per il periodo 2021-2027.

Una cifra che va ad affiancarsi ai 19 milioni euro stanziati per le stesse tematiche nell’ambito di Horizon Europe, l’Ottavo Programma Quadro di Ricerca ed Innovazione della Commissione Europea sempre per il periodo 2021-2027.

L’entrata a pieno titolo della tematica NEO nei programmi UE è però l’indicatore di un mutamento radicale, legato solo in parte all’aumento dei fondi. L’osservazione e il monitoraggio degli asteroidi pericolosi, insieme allo sviluppo di tecnologie e di missioni per la deflessione di un oggetto in rotta di collisione, non si limitano più ad essere attività di ricerca spaziale, bensì aspirano a diventare un vero e proprio servizio che le istituzioni europee mettono in atto per la protezione del cittadino e per la difesa delle infrastrutture sensibili degli stati membri, con le relative implicazioni organizzative e di costi.

«L’inserimento del tema Near-Earth Objects nei programmi UE – commenta Ettore Perozzi – rappresenta la risoluzione di un’ambiguità di tipo tecnico e gestionale protrattasi per anni a livello europeo. All’ESA vengono oggi riconosciute le competenze tecniche necessarie per portare avanti una tematica così importante, mentre l’Unione Europea ne assume il ruolo di promotore e garante al massimo livello istituzionale.

L'Ufficio di Difesa Planetaria dell'ESA – continua Perozzi – rimane dunque un elemento essenziale nello sviluppo e nella implementazione delle strategie di monitoraggio, prevenzione e mitigazione del rischio asteroidale il cui scopo è di stimare la probabilità di impatti con la Terra, valutarne le conseguenze e informare le agenzie della protezione civile per eventuali necessità di risposta operativa in caso di emergenza.»

Fondamentale in questo senso è il progetto FLYEYE, ovvero la realizzazione di una rete di telescopi dotati di un grandissimo campo di vista, grazie a una tecnologia made-in-Italy, che scansioneranno costantemente il cielo alla ricerca di NEO in avvicinamento alla Terra. Il primo telescopio Flyeye, fortemente voluto dall’Italia, è in via di completamento e, dopo una fase di test e validazione presso il Centro di Geodesia Spaziale ASI di Matera, verrà installato a 1865 metri di altezza, in cima al Monte Mufara in Sicilia.

Il telescopio deve il suo nome alle analogie con l'occhio composto di una mosca, dato che ogni immagine del cielo è in realtà formata da 16 sottoimmagini più piccole, cosa che permette di espandere enormemente il campo di vista del telescopio.

«Lo scopo è di specializzarsi nella scoperta dei cosiddetti “impattori imminenti” ovvero asteroidi così piccoli da non essere osservabili fino a quando non giungano vicino al nostro pianeta. Grazie al Flyeye potremmo essere avvertiti di un evento simile a quello di Tunguska con sufficiente anticipo da mettere in atto delle efficaci strategie di mitigazione del danno.» afferma Ettore Perozzi.

Il NEOCC, ossia Il centro di coordinamento NEO dell’ESA ospitato all’ESRIN di Frascati,  già svolge le funzioni operative di valutazione del rischio asteroidale. Grazie al sostegno dell’ASI e al contributo delle università, dei centri di ricerca e delle imprese italiane, al NEOCC sono disponibili sistemi avanzati per il calcolo delle orbita e per il monitoraggio degli impatti  di tutta la popolazione di NEO – informazioni rese pubbliche attraverso il portale (neo.ssa.esa.int) e aggiornate quotidianamente. Il centro coordina anche le osservazioni di follow-up degli asteroidi (fondamentali per raffinare la determinazione dell’orbita di un asteroide), mette a disposizione un database di immagini e dati sui NEO e pubblica regolarmente una newsletter con le ultime novità in materia di rischio asteroidale.

«Oltre a sostenere le attività del NEOCC, l’ASI partecipa al progetto europeo NEOROCKS, a forte ritorno italiano e coordinato dall’INAF - l’Istituto Nazionale di Astrofisica. – dice Ettore Perozzi –NEOROCKS si propone di determinare le caratteristiche fisiche (forma, dimensioni, rotazione, composizione etc) di quanti più NEO possibile utilizzando i più grandi telescopi esistenti. Conoscere la composizione e la struttura di un asteroide infatti è fondamentale per determinare le conseguenze di un impatto. Grazie all’esperienza di SSDC (Space Science Data Center) nella gestione dei dati astronomici l’ASI si propone così di diventare il punto di riferimento a livello internazionale nella archiviazione e nella disseminazione di questo tipo di informazioni.»

Una volta caratterizzato sia dal punto di vista orbitale che fisico il potenziale impattore, neologismo utilizzato nella comunità scientifica per definire gli asteoridali, non rimane che allestire una missione spaziale per defletterlo dalla sua traiettoria di collisione. In linea di principio è una impresa alla portata della attuale tecnologia spaziale, così NASA, ASI e ESA partecipano a un progetto congiunto per verificarne la effettiva fattibilità.

La NASA a fine 2021 lancerà la missione DART, prima dimostrazione di una deflessione di un asteroide tramite impattore cinetico, con bersaglio Dimorphos, il satellite dell’asteroide Didymos.

Insieme alla navicella NASA viaggerà il micro-satellite LICIACube di ASI, costruito da ARGOTEC, per documentare in diretta gli effetti dell’impatto e l’evoluzione dei detriti generati.

«Nel 2024 ESA lancerà sempre alla volta del sistema binario di Didymos la sonda HERA, che dovrà concludere e approfondire le indagini e i rilevamenti sulla scena dell’impatto. HERA dimostrerà l’efficacia di diverse nuove tecnologie, come la navigazione autonoma intorno all'asteroide, e raccoglierà dati scientifici cruciali, per aiutare gli scienziati e i futuri pianificatori di missioni a capire meglio composizione e struttura degli asteroidi, e poter così affinare la tecnica di deflessione per future reali necessità di difesa. L’Italia – conclude Ettore Perozzi – è presente nella missione non solo in alcuni sottosistemi di bordo (telecomunicazioni, alimentazione) ma ha anche la responsabilità di uno dei due “cubesats” che la sonda principale rilascerà, intitolato al professor Andrea Milani, dell’Università di Pisa, pioniere nello studio dei NEO e dei rischi associati.»

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